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venerdì 26 luglio 2013

Cervello e/o pancia

Sei lì che ti arrovelli a pensare se sia il caso di seguire la tua razionalità, il tuo assoluto bisogno di avere un cavolo di reddito sicuro, di applicare per benino tutto ciò che in quarant'anni e più di vita ti è stato insegnato, detto, trasmesso,consigliato. 
Oppure se ascoltare la tua pancia, che in occasione di un colloquio per una nuova malefica cosiddetta occupazione, si ribella decisa al clima, alle persone, al modo di intendere il lavoro che fai da tanti anni e che sai di conoscere bene. 

Prima,però,nel dubbio, segui il cervello come sai che devi fare,e ti sottoponi 
ai tremila test che la grande azienda francese ti propone via e-mail, con 
tutte quelle domande che tu, neanche troppo sotto, ritieni sceme, scontate, banalmente "psicologiche", e che non tengono conto di te in quanto persona facendoti rientrare in un istogramma che dovrebbe rivelare i tuoi punti forti 
e deboli,e in sostanza dire chi sei. 
Loro in realtà ti avvisano, prima di chiederti di rispondere "in tutta sincerità", che il test si riferisce a te professionalmente parlando, non a come sei in privato,e l'obiezione che sorge dalla pancia però si domanda se davvero puoi dividerti scientificamente in due,così dalle 9 alle 19,cosà nelle altre ore, e se davvero questo test può rivelare la tua esperienza passata, ciò che hai assorbito dalle persone  con le quali sei entrata in contatto nel corso di quasi trent'anni di vita adulta, quello che hai imparato a tue spese e a tuo beneficio.
Infine ti incontri con questi gentili signori, ti imponi di essere razionale e di pensare ai tuoi bisogni di base, pagare l'affitto, mangiare, quelle cose lì. Epperò, per tanto che questi siano relativamente gentili e professionali, la pancia,la pelle,il corpo dicono no,no,no.

Allora decidi di ribaltare la situazione e di essere te stessa "al cubo", rivelando senza tanti peli sulla lingua che l'azienda,a tuo avviso, richiede tante, tantissime regole, e propone troppe tracce da seguire -fino quasi a chiederti di indossare troppe maschere  - e che no, non ami che ti venga richiesto di cambiare troppo da quella che sei.
Un po' sì, per fare di necessità virtù, 
ma annullare la tua personalità per entrare in uno schema totalmente predefinito potrebbe anche riuscirti piuttosto difficile.
Ah, e poi,dato che me lo chiedete, accetto e incamero le critiche,ma dipende da come mi vengono rivolte: già mezz'ora di riunione quotidiana fuori dall'orario di lavoro mi fa venire le pustole, figuriamoci se eventualmente devo subire una specie di gogna comunitaria giornaliera,magari urlata, perchè no, proprio no, non gradisco gli urlatori. 
Devo aver toccato un punto sensibile, perchè gli sguardi cerulei dei miei aspiranti datori di lavoro si fanno da una parte gelidi come l'artico, e sfuggenti come una lepre dall'altra.
E poi, ancora una volta,il cosiddetto "teatrino": facciamo che io sono il cliente e tu il venditore!! Cosa mi dici? Come me lo dici? In quale sequenza? Quali notizie sai carpirmi che possano essere utili ? 
E io mi presto, ma solo per un po'. Ne ho già fatti così tanti di teatrini, dentro e fuori dalla vita vera, a spese di altre persone, i famosi"clienti",che so già da adesso che non vorrò farne altri.
L'ho già detto e lo ripeto: aborro questo meccanismo economico e comunicativo, e anche se so che sarà dura, durissima, se voglio essere davvero onesta con me stessa non posso più impormi uno stile di vita del genere. 
In un punto del mio cervello (credo nel cervello più antico, quello che decide se vivere o morire) mi chiedo se questo genere di imprenditori davvero non si stia rendendo conto che ragionano da morti viventi. Il profitto, l'adrenalina della cattura del cliente, la tecnica di vendita per stordirlo e la penna con cui firmare il contratto come arma per ucciderlo: ma veramente tutto questo,in questo momento storico ed evolutivo dell'umanità, ha davvero ancora un senso? Per me personalmente no.

Prendetevi pure il tempo che vi serve per riflettere sulla mia candidatura.
Io per me, ho già deciso. Meglio disoccupata, ma senza psoriasi.

6 commenti:

  1. Non posso farlo davvero che sto a lavoro e mi prendono per pazza ma vorrei applaudire fino a spellarmi le mani!
    "Meglio disoccupata, ma senza psoriasi" sarebbe il caso di tatuarselo da qualche parte e neanche troppo nascosta...anni fa ho rinunciato ad un lavoro che mi avrebbe "aperto le porte" del magico mondo dei consulenti esterni romani perché al solo pensiero di accettare quel lavoro e quello che comportava mi veniva un mal di stomaco che non mi faceva neanche respirare!
    E lì ho capito che la mia salute mentale (e a lungo andare fisica) valevano molto di più di uno stipendio.

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    1. ahahahah! sti magici mondi del piffero che si cerca ancora di far passare per brillanti e pieni di promesse...mi sa che dovrò piegarmi a più miti consigli, ma stavolta non ce l'ho proprio fatta

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  2. Rapanello....non aggiungo molto perchè hai già detto tu, nella tua solita deliziosa maniera leggera ma scalfente allo stesso momento.Anche io in questi giorni mi chiedo se esista, a questo punto, un modo dignitoso e coerente e positivo per portare a casa la pagnotta. La mia risposta: da dipendente, no. Non vedo alternativa al fare da me, al essere titolare di me stessa...anche se... dedotto questo si aprono altri scenari di dubbi e paure.Cacchio

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    1. Sostanzialmente sto cercando conferme da tutte le parti per essere veramente sicura di non star prendendo la via dell'indigenza. E'facile dire di voler uscire dal sistema, tutt'altra cosa farlo veramente. Quindi cerco conferme che magari lasciano il tempo che trovano,ma che mi aiutano a ripulire il campo dalle centomila domande, sempre quelle, che mi faccio tutti i giorni. Paura,tanta. Ma mi sembra proprio di non vedere altra via d'uscita che il coraggio a quattro mani

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  3. Risposte
    1. pffffff...non so se sono più coraggiosa,o incosciente, o definitivamente disadattata

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