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venerdì 20 dicembre 2013

Viaggio a ritroso

I tre amici che ho su Faccialibro forse avranno visto uno stato dove ammetto di essere crollata emotivamente alla vista della vecchia casa dei miei nonni tramite Google Maps. 

Non so da dove mi sia arrivata quest'idea peregrina, forse dalla foto in seppia  dalla quale ogni giorno mi guarda la mia giovane nonna, per l'occasione allegramente in posa in compagnia della sua mamma - cioè la mia bisnonna  - sedute su un carro per il trasporto da fieno proprio davanti alla scala che conduceva al fienile. Credo sia una foto dei primi anni Sessanta,quando la provincia di Udine era ancora completamente agreste,non c'era un tubo da fare se non i contadini, e di conseguenza menare una vita relativamente grama. Nulla a che vedere evidentemente con la situazione ben più pesante degli anni precedenti: guerre varie,scorribande di militari in fuga, partigiani di tre paesi diversi - i nonni vivevano a un tiro di schioppo,letteralmente,dal confine con l'Austria e da quello che oggi ci porta in Slovenia. 


Come il novantanove per cento dei friulani, anche i miei nonni erano emigrati un già da un bel po'di anni, nel loro caso in Piemonte, nella provincia di Torino prima e in città poi, ma avevano mantenuto un legame fortissimo con la loro terra d'origine, che hanno poi passato a mia mamma e di conseguenza a me.
Erano tornati a vivere là, dopo la pensione, e passavano solo l'inverno a Torino.
Ora, io manco da quelle terre diciamo da circa trent'anni. Qualche anno dopo il terremoto del 1976 la casa venne venduta per far fronte alle spese di una stranissima malattia che aveva assaltato la mia nonna, e che solo alla fine del suo orribile calvario venne riconosciuta come Alzheimer. 
Io ero una ragazza, perdere la nonna in quel modo mi fece malissimo, ed ancora di più perdere il nonno qualche mese più tardi,dritto dietro la donna con la quale aveva condiviso più che altro dolori per circa quarant'anni. 

Non ebbi più l'occasione di andare in Friuli, mia mamma non ne voleva sapere, anche per lei troppi ricordi, troppo male all'idea di aver perso quella casa. 
Me la ricordavo gigante, e in questi ultimi giorni avevo iniziato a fantasmare su quel vecchio e modesto casale di campagna: un universo autosufficiente di orto, cisterna per l'acqua piovana, pozzo, fienile, stalla,pollaio,la stanza degli attrezzi più imbordellata che abbia mai visto,cuccia del cane, gabbie dei conigli,cucina economica a legna. Ci ho passato delle vacanze meravigliose, con un che di epico come nei racconti di Tom Sawyer, guardata a vista da una nonna già allora probabilmente bipolare, ma io allora mica lo sapevo: d'altronde ero l'unica nipote e ci adoravamo. Mi parlava in dialetto, mi dava da mangiare delle robe buonissime che mi facevano ingrassare come un porcellino, mi lasciava giocare coi pulcini e i coniglietti e mi aveva comprato pure un cane e una capretta. D'altronde,durante la siesta non potevo girare le pagine del mio Topolino per non disturbarla col fruscio sia pure leggero che ne derivava, pena urla e muso di tre giorni.

Insomma, con la speranza di ritrovare quella casa in pessime condizioni, per poterla riscattare per un tozzo di pane e farne il mio paradiso biologico e autarchico prossimo venturo, mi sono avventurata grazie alla tecnologia in mezzo a quelle colline. Non è stato facile:la mia personale topografia coincideva con qualcosa che gli anni e la ricostruzione hanno completamente cambiato, ma alla fine eccola!!!!  E'ancora lì, uguale come la ricordavo, col cortile, la pompa del pozzo, il portico. Mancano i terribili fiori che mia nonna adorava - coltivava sempre delle specie assurde, con colori psichedelici e forme sconosciute, vagamente inquietanti - ma è proprio lei....più piccola, molto più piccola dei miei ricordi, ma bellissima,bianca,pulita.

E qui, buaaaaaaaah.  Se la casa è bella vuol dire che la amano, e se la amano non la vendono, non a me che non c'ho una lira e che già mi ri-vedevo laggiù,nel mio bed and breakfast permaculturale. 
In verità, che sollievo invece constatare che i nonni e i bisnonni non hanno lavorato tanto per nulla, loro che quella casa se la sono fisicamente costruita, e la famiglia che la abita ora la tratta con cura, decoro e rispetto. 
Vorrei dirlo a mamma che, vendendola, sia pure per una buona causa, per tanti anni non ha potuto esimersi dai sensi di colpa e dai rimpianti. 
Purtroppo credo che il Sig. Alzheimer, che così tanto ama le donne della mia famiglia, non permetta che la aiuti a perdonarsi.
Ma non importa. Magari ci provo lo stesso, le farà piacere guardare i posti dove anche lei ha passato tanto tempo,come dentro a una televisione della memoria.
Voglio augurarvi un buonissimo Natale. Passatelo con le vostre famiglie e con i vostri bambini, se ne avete.  Fra trent'anni,potranno anche loro tornare alla loro bellissima infanzia, e magari farci una capatina in 3D.

4 commenti:

  1. Stella. Che magone. Di malinconia, saudade ma anche di belle cose, sentimenti. Ma soprattutto ti scopro ancora indomita, a cercare il famoso b&b dove troveremo il nostro Nirvana. Hey, poi si fanno gli scambi culturali mare-montagna eh?! Un grande grandissimo abbraccio. Ti penso, lo sai.

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    1. Io cerco,scartabello, mi faccio venire delle idee assurde, sogno e progetto. Insomma,io metto i semi. Poi si vedrà! Gli scambi culturali soni il minimo,cara la mia Patty. Io penso già a reti di donne che si confrontano e si sostengono, mentre piano piano cambiano il mondo insieme...che dici? un bacione ciccione.

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    1. allora comincio a lavorarci su...ci vorrà un decennio, ma ci arriverò.

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