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martedì 3 marzo 2015

Tre anni e un giorno

Auto carica, due gatti e una mamma quasi sana a bordo. Davanti a me, su un'altra macchina,un papa'apripista e scacciangoscia ancora piu' carico di me trasporta un bel pezzo di cio' che possiedo e tutta la mia vita precedente.
Amici, affetti, lavoro che non c'è e un sacco di preoccupazioni: ecco cosa lascio, come un capitano coraggioso e solitario, nella speranza fiduciosa di girare pagina,forse definitivamente.
E' vero che non sto andando all'altro capo del mondo, ma tre anni e un giorno fa, quando mi son chiusa la porta di casa mia dietro alle spalle, la mia vita è cambiata un'altra volta, e il salto l'ho fatto da un'altezza di cui mi rendevo conto solo a metà.
Oggi non ho voglia di tirare le somme di questo periodo: mi sembra ancora un po' presto, e poi i bilanci mi piace farli solo se sono positivi.
Altrimenti, c'è tempo, e se invece di tempo non ce n'è, il bilancio è inutile.
E poi,in fin dei conti, non si puo' comparare un'intera esistenza passata in un unico posto,con l'enorme carico di esperienze che ne deriva, con tre anni di permanenza in una città che ancora mi sembra aliena.


Il solo riassunto che posso permettermi oggi è che tre anni fa sono partita con un lavoro che doveva durare a lungo e che invece ho perso;ne ho trovato quasi subito un altro, migliore per certi aspetti e migliorabile per altri, ed è questo il motivo principale per cui non torno indietro: qui il futuro è un concetto che esiste ancora.
In tre anni ho perso una micia, una mamma e lo zoccolo duro delle mie radici. 
Ho trovato un paio di amicizie speciali, da aggiungere a quelle meravigliose che mantengo nonostante il tempo e la distanza. 
Ho trovato il mare e il sole, caratteristiche geografico-climatiche alle quali,dopo stagioni e stagioni di freddo, neve e cielo grigio, sento di non poter piu' tanto facilmente rinunciare. 
Magari non esattamente in questo punto specifico di costa gallica, dove nonostante mi ci applichi con costanza e umiltà, non trovo il calore umano al quale sono abituata. Stranissima riflessione per una che arriva da una cosiddetta fredda ed austera città del Nord Italia. 
Noialtri, in confronto ai nostri storici parenti stretti d'oltralpe, sembriamo festaioli e casinisti come degli ibiçenchi.

Ebbene si',i Nizzardi, pur essendo alquanto piu' terroni di noi Sabaudi sia per geografia di Francia che di Piemonte che di apparenza, sono piu' chiusi dei torinesi. Ci sono anche altri aspetti culturali generali che non amo, ma che non dico, perchè non sarebbe generoso nei confronti di alcune persone molto carine che ho incontrato qui.
In un primo momento, pensavo di essere io la snob.
In realtà, dopo aver chiacchierato lungamente con molte persone di diversa provenienza, da tantissime regioni di altrettanti paesi del mondo,ho scoperto che il tratto che ci unisce, dal piemontese al siciliano e dallo spagnolo all'ungherese, solo per rimanere nell'ambito di questo continente, e'proprio quello che nessuno si immagina di rimanere qui a lungo. 
Nessuno si integra veramente.
Difficile tessere rapporti con le persone originarie del luogo. Impossibile sentirsi inclusi come parte di questa comunità. 
Tutte le persone che io frequento - nessun nizzardo - progettano di andarsene nel breve e medio termine. 
E anch'io. Non troppo in fretta spero, perchè finchè ci sarà mio padre in Sabaudia non mi sogno di allontanarmi. 
Quindi il saldo di questi tre anni ancora non è proprio in positivo, se guardo ai costi e ai benefici.
Non che voglia rientrare in Italia, dove il mio futuro non esiste, ma nemmeno posso pensare di rimanere proprio qui, dove tutto costa un occhio della testa ed è impensabile pensare di costruire qualcosa. Nemmeno, al limite (ma proprio al limite!), per matrimonio o convivenza nelle sue varie declinazioni : chi è originario di qui è piu' o meno consapevolmente ossessionato dall'incontro letale con il cacciatore(trice) di dote e dal mito del(la) manzo(a) di passaggio, quindi senza impegno per i secoli a venire.
Comprendo il timore di beccarsi qualcuno che miri soltanto a cio' che di solido si è costruito negli anni: è successo pure a me che non possiedo nulla,e levarmi la zecca di dosso è stato difficilissimo.Questo pero' non significa che tutti siano uguali, e quindi non giustifico completamente la diffidenza assoluta che contraddistingue molti Azuréens e anzi, la patisco parecchio.

Eppure, quando torno a casa mia e vedo la French Riviera allontanarsi, mentre il treno prende la via dei monti, mi assale il panico di non poter piu' tornare. 
Che ci si affeziona, a questi maledetti.

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