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sabato 30 giugno 2012

Triplo carpiato

Adesso viene il difficile.
Sì, è tutto molto bello, anzi così bello che alla fine devo  saltare il fosso, smettere di far finta di niente,di  allontanare il momento: affittare la mia casa a Torino.

Sarò ridicola, sentimentale, quello che volete: ma la mia casa è stata la mia ostrica per molti anni,una specie di prolungamento di me.

 E' stata la concretizzazione della mia "nuova vita - episodio 3", il raggiungimento di una nuova stabilità, una dichiarazione formale di indipendenza (ci sono state almeno un paio di altre vite precedenti, e tutto ciò senza mai essere morta).

A quanto pare, però, di episodi del serial se ne sono aggiunti altri: ulteriore ribaltamento della sceneggiatura,rimescolamento di carte, revisione totale 
del soggetto.
Il primo passo è già stato fatto: dopo tre mesi di assenza,ritornare per un giorno nei miei luoghi (firma del 730,pagare l'IMU, mannaggia) mi ha procurato 1) un certo dolore nell'allontanarmi,sia pure per pochissimo,dalla mia nuova patria adottiva - ma lo imputo al fatto di essere, probabilmente, ancora nella fase dell'innamoramento 2) la netta sensazione che una casa,quando viene disabitata, perda quasi completamente la sua anima, un po' come se il genius loci se ne fosse andato. 

Quest'ultimo fatto un po' mi ha spiazzata, un po' mi ha fatto piacere: avevo un certo timore,rientrando, di rimanere impigliata nell'affetto per quelle pareti, un po' intrappolata nella rete delle cose conosciute e amate; invece non è successo, e così ho potuto superare l'ostacolo ed è stato abbastanza più facile entrare nell'agenzia immobiliare e conferire un mandato di affitto.

Mi fa sempre un po' impressione, perchè affitterò arredato, quindi lascerò la libreria sulla quale fin da bambina appoggiavo la gambotta facendo esercizi di danza; la cucina comprata per il mio matrimonio,e che mi ha seguita fin lì dopo il divorzio e tre traslochi; il mio meraviglioso mega-armadio laccato lucido quasi nuovo, che qui non entrerebbe da nessuna parte; la vasca da bagno mai piastrellata,con una carena di legno dipinta con uno smalto per le barche; un mucchio di giorni felici,orribili,allegri o solitari.

Qualcuno si accomoderà sui miei divani morbidoni e consolatori,mangerà alla mia tavola,spegnerà il mio abat-jour prima di dormire o di fare l'amore- ma il materasso in lattice viene con me à Nice,fa pure rima.

Tutto questo dovrà avvenire prima dell'autunno e di una nuova stagione di spese di riscaldamento, perchè, molto prosaicamente, non sono venuta sur la Cote perchè sono ricca, ma perchè sono emigrata, e non posso mantenere due alloggi con uno stipendio. Prima ancora però,devo trovare una casa qui un po' meno minima, e prendere la residenza. 
Sopravviverò? Abbarbicata alla Mole come una cozza, mai avrei pensato di arrivare a tanto...



2 commenti:

  1. Che post bellissimo...
    Qui si sta solo immaginando di emigrare e il pensiero della casa mi fa venire un po' il magone...

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    1. eh, ci va un po' per metabolizzare...sono solo muri,è vero, ma sono i miei muri. Cerco di distanziarmi un po' affettivamente, ma ho successo a fasi alterne

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