Lo sapete già, perchè ve l'ho raccontato piu' volte.
La cosa piu' complicata da capire, per un emigrato all'estero, è la cultura del popolo che lo ospita ed il modo in cui la comunica.
E,secondo me, piu' l'emigrato in questione è stagionato d'età, piu' gli è difficile comprendere alcuni atteggiamenti.
Ora, io invece di emigrare due anni e mezzo fa, avrei dovuto farlo almeno vent'anni prima, per evitare il doppio problema di essere realmente un po' vecchiotta e di conseguenza un po' rigida nel cambiare i miei punti di vista, e allo stesso tempo una specie di adolescente perenne e fuori tempo massimo, sempre talmente fiduciosa nei suoi mezzi da credere che prima o poi tutto le si paleserà nella chiara evidenza dei comportamenti altrui.
Tutto 'sto pippone introduttivo per dirvi che, se già nuotavo in una serie di angosce esistenziali che mi si sono create stando qui in questo angolo di Gallia, leggere certe cose sull'allegato domenicale del giornale di punta della regione non è che mi abbia granchè rincuorato.
L'articolo, apparso domenica scorsa nella sezione dedicata alla psicologia, si riferisce alla bugie che si raccontano sul posto di lavoro per evitare problemi che potrebbero manifestarsi in riferimento al proprio privato. Quindi troviamo il maestro di scuola che si preoccupa che la sua condizione di gay possa destabilizzare i bambini, il bipolare a cui lo psicologo ha consigliato di evitare di scrivere questa cosa nel curriculum,il panettiere analfabeta che si inventa ogni sorta di scusa per non scrivere niente fino al momento in cui almeno le bolle delle forniture prima o poi dovrà pur firmarle e via su questo genere di casi umani, oserei dire un tantinet limite.
Quello pero' che mi ha stesa è la testimonianza della sedicente direttrice finanziaria single e senza figli la quale, traduco e cito , "fino a trent'anni è stata ben contenta di essere molto gradita al datore di lavoro,[in qualità di dipendente che] non deve mai uscire prima per andare a prendere il bambino all'asilo" e che "si dimostra sempre disponibile".
E fin qui, niente di nuovo sotto il sole.
Ma poi la tizia prosegue "...ma a 48 anni, quando hai un'equipe da gestire e delle responsabilità, questa condizione diventa sospetta. Se vai in crisi su un dossier, già mi sembra di sentire il sussurro "Lasciala stare, è una vecchia zitella che vive col suo gatto"(sic).