Vi devo delle scuse, o miei quattro lettori di cui tre parenti.
Sparire cosi', senza nemmeno salutare, o dare una spiegazione.
Ma vivere qui, in un punto del mondo dove il denaro è cosi' importante che ha perso qualunque significato, mi ha un po' massacrata: parlare di minimalismo è diventato impossibile, per una come me che campa di stipendio, qui, ora.
Per come la sento adesso, per essere minimal devo avere dei soldi che decido consciamente di non sprecare scioccamente.
Se invece la realtà è che tolte le spese, che qua sono allucinanti - vi basti sapere che l'acqua costa tre euro e mezzo al metro cubo, e come potete immaginare, dato che spesso fa caldo, la doccia non è un vezzo, per esempio - pur avendo uno stipendio non proprio bassissimo, mi restano tipo cento euro al mese da "buttare"; dunque anche decidere di andare al cinema (undici euro e mezzo) diventa oggetto di seria riflessione.
Capirete che mi sento piu' povera che minimal, e di conseguenza è un po' come se mi prendessi per i fondelli da sola, a scrivere di rinunce al superfluo. Quale superfluo?
Ah si', la maglietta da pochi euro che tra l'altro è stata cucita da una donna in Bangladesh.
Ora, è risaputo e scontato che non sono qui per lamentarmi, ma per farvi fare da osservatore non necessariamente silenzioso, da specchio, da cassa di risonanza ai miei pensieri.
Vi rispetto troppo per ammorbarvi con le mie geremiadi : spero mi scuserete se da ora in avanti scrivero' magari di tutt'altro piuttosto che di decluttering.
Ancora non ho deciso di cosa occuparmi: lo so che dovrei dare un taglio qualsivoglia a questo blog, al momento pero' credo che mi limitero' a scrivere un diario cianciando di tutto e di niente, sperando di non risultare troppo banale e noiosa.
Perdonatemi, io lo so che sarebbe meglio che vedessi uno psicologo, ma voi siete piu' simpatici e soprattutto non riportate tutto all'invidia del pene, che nel mio caso proprio non è cosa.
A la prochaine, j'espère.
Sparire cosi', senza nemmeno salutare, o dare una spiegazione.
Ma vivere qui, in un punto del mondo dove il denaro è cosi' importante che ha perso qualunque significato, mi ha un po' massacrata: parlare di minimalismo è diventato impossibile, per una come me che campa di stipendio, qui, ora.
Per come la sento adesso, per essere minimal devo avere dei soldi che decido consciamente di non sprecare scioccamente.
Se invece la realtà è che tolte le spese, che qua sono allucinanti - vi basti sapere che l'acqua costa tre euro e mezzo al metro cubo, e come potete immaginare, dato che spesso fa caldo, la doccia non è un vezzo, per esempio - pur avendo uno stipendio non proprio bassissimo, mi restano tipo cento euro al mese da "buttare"; dunque anche decidere di andare al cinema (undici euro e mezzo) diventa oggetto di seria riflessione.
Capirete che mi sento piu' povera che minimal, e di conseguenza è un po' come se mi prendessi per i fondelli da sola, a scrivere di rinunce al superfluo. Quale superfluo?
Ah si', la maglietta da pochi euro che tra l'altro è stata cucita da una donna in Bangladesh.
Ora, è risaputo e scontato che non sono qui per lamentarmi, ma per farvi fare da osservatore non necessariamente silenzioso, da specchio, da cassa di risonanza ai miei pensieri.
Vi rispetto troppo per ammorbarvi con le mie geremiadi : spero mi scuserete se da ora in avanti scrivero' magari di tutt'altro piuttosto che di decluttering.
Ancora non ho deciso di cosa occuparmi: lo so che dovrei dare un taglio qualsivoglia a questo blog, al momento pero' credo che mi limitero' a scrivere un diario cianciando di tutto e di niente, sperando di non risultare troppo banale e noiosa.
Perdonatemi, io lo so che sarebbe meglio che vedessi uno psicologo, ma voi siete piu' simpatici e soprattutto non riportate tutto all'invidia del pene, che nel mio caso proprio non è cosa.
A la prochaine, j'espère.